Antonio Oggiano
Docente di batteria
Devo la mia formazione in ambito musicale agli studi intrapresi 12 anni fa col maestro Mauro Cau, a sua volta allievo di alcuni dei più importanti musicisti e didatti del nostro paese, tra cui il batterista dell’orchestra di Sanremo, Maurizio Dei Lazzaretti. Inoltre, ho avuto modo di fare esperienza “sul campo”, grazie ad un’intensa attività dal vivo che mi ha portato ad esibirmi in concerto su tutto il territorio regionale.
Negli ultimi sette anni, ho insegnato in diversi laboratori e corsi musicali per bambini e ragazzi dai 5 ai 18 anni, con una numerica dai 15 ai 20 elementi.
Ho avuto anche la possibilità di lavorare nell’ambito di progetti musicali “inclusivi”, in cui coesistevano e si integravano realtà socio-culturali differenti, spesso legate a situazioni di disagio sociale e all’integrazione multietnica.
Infine, circa quattro anni fa, ho iniziato ad insegnare anche a studenti con disturbi dello spettro autistico. Questa esperienza mi ha colpito fortemente da subito convincendomi ad approfondire e a sapere di più sul tema dell’autismo. Proprio per questo e per capire come insegnare nella maniera più consona ed efficace ad una persona con autismo, ho preso parte ad un corso promosso da “Dalla Luna” che, come noto, si occupa di formare tecnici del comportamento RBT, figure professionali che si occupano nello specifico di autismo e neurodiversità.
Il mio nome é Antonio Oggiano, e sono il docente di batteria di uno dei corsi pensati e promossi dalla Fondazione Lorenzo Paolo Medas.
Il corso è pensato sia per ragazzi a sviluppo normotipico sia per coloro che hanno disturbi dello spettro autistico dato che, sebbene differiscano le tecniche di insegnamento, le finalità rimangono le stesse in ambe due i casi.
Oltre a lavorare su capacità musicali di base quali: senso del tempo e del ritmo, indipendenza e coordinazione degli arti, ci proponiamo, soprattutto, di aiutare i nostri studenti a sviluppare, anche grazie alla proposta di attività ludiche, un’ abilità fondamentale nella musica come nella vita: l’ascolto.
In altre parole, suonare uno strumento musicale ci “costringe” ad imparare ad ascoltare in egual misura noi e gli altri, a dar peso e valore alle idee nostre ed altrui e, infine, a riconoscere in noi come in chi ci circonda, emozioni e sentimenti.
Inoltre, un’attività di questo tipo favorisce la socializzazione e l’inclusione in quanto la musica è spesso e soprattutto, il frutto di un lavoro di insieme. Una band, infatti, non è altro che un piccolo esempio di società perfetta in cui ognuno contribuisce attivamente con le proprie qualità e abilità.
Proprio a riprova di tutto questo, vorrei portare come esempio uno dei miei alunni. Un ragazzo con autismo che in molti fanno l’errore di ritenere inabile in molti campi, costretto a dipendere da l’aiuto di altri anche per le cose più semplici. Questo stesso ragazzo si è esibito suonando la batteria ed accompagnando una band davanti a più cento spettatori, essendo LUI il riferimento e la guida di un gruppo di persone.
Dunque, se questo avviene “sul palco”, perché non dovrebbe funzionare anche nella vita di tutti i giorni?
ANTONIO OGGIANO